Tanor Fall è nato nel 1965 a Diourbel in Senegal. La sua città è situata nel centro del paese in una zona semidesertica a 150Km dalla capitale Dakar. Diourbel è un centro in forte crescita demografica grazie alla sua posizione, situata lungo una rotta di pellegrinaggio religioso.
L’economia della regione si basa principalmente sulla coltivazione delle arachidi. Negli ultimi anni la desertificazione ha ridotto i terreni coltivabili. La produzione ha subito un forte calo e molti degli addetti del settore si sono travati senza lavoro.
La conseguenza è stata l’emigrazione verso la capitale, dove negli ultimi anni si sono concentrate grandi masse di disoccupati. Dakar non riesce ad assorbire tutta la forza lavoro. Molti finiscono per fare gli ambulanti ed il sommerso sta diventando sempre più importante nell’economia del paese.
L’emigrazione delle famiglie segue un processo standard basato inizialmente su un singolo individuo. Uno dei figli, scelto in base al carattere ed alle capacità di adattamento, emigra verso la capitale in cerca di fortuna. Una volta che si è creato una stabilità economica, che ha un lavoro e una casa, viene seguito dal resto della famiglia, che spesso comprende zii e cugini.
Tanor è figlio di un notabile della città di Diourbel di nome Doudou Lamassas, mancato nel 1981, quando Tanor aveva 15 anni. La mamma si chiama Bousso Bali Kane ed ha avuto nove figli.
Dopo la morte del padre, il sostentamento della famiglia passò sulle spalle dei fratelli maggiori, fra i quali un giocatore di calcio della nazionale senegalese, un ingegnere, un giurista e dello zio materno, ambasciatore e ministro nel governo di Abdou Diou. Quella di Tanor è quindi una famiglia dell’alta borghesia senegalese che ha potuto crescere e far studiare i figli.
Tanor però non completò il percorso formativo. Dopo due anni di Economia abbandonò l’università e si impegnò attivamente in progetti di sviluppo sociale, come da dettami della fratellanza muride, di cui la sua famiglia era devota.
Il tessuto sociale di Djourbel era favorevole all’affermazione del muridismo, trovandosi sulla rotta del pellegrinaggio verso la città Santa di Touba, fondata da Cheikh Ahmadu Bamba, verso la fine del XIX secolo. Bamba era salito agli onori della scena politico-religiosa per aver promosso un nuovo tipo di lotta non violenta contro il colonialismo francese, laddove tutte lotte armate avevano fallito, per aver incarnato e promulgato gli ideali di una società musulmana nuova e virtuosa. Considerato alla stregua di un profeta e di un Santo, Bamba aveva dato ai suoi discepoli una forma attiva di riappropriazione della fede islamica, con l’obiettivo di contenere l’offensiva ideologica coloniale. La strategia consisteva nel creare delle piccole comunità nelle campagne per educare e creare discepoli che, una volta diventati maestri, assumessero a loro volta la responsabilità di fondare nuove comunità. L’atteggiamento rifondante dei valori islamici di Bamba si riassume nella filosofia del Khidma di cui tre sono i principi fondamentali.
Il primo consiste in un rapporto che lega l’uomo al suo Signore. Scrive Bamba: “il migliore degli stati per un credente che opera per Dio è lo stato di umiltà e di costrizione a ricorrere a Dio”. In termini politici la conseguenza era la necessità di considerare come pura vanità qualsiasi forma di esercizio del potere che non fosse quello di Dio. E ciò era sufficiente per togliere all’amministrazione coloniale qualsiasi legittimità.
Il secondo quello che lega l’individuo alla società: dovere di un credente è quello di fare del bene in ogni circostanza, essendo consapevoli della vanità potenziale verso la quale l’atto in sè ci può portare dopo il suo compimento. Scrive Bamba: “Perché il peggiore degli stati d’animo è quello in cui l’uomo è tentato dal suo proprio onore e dalla sua potenza”. La non violenza trova in questo imperativo la sua realizzazione.
Il terzo consiste in un rapporto costante del credente con se stesso. Sforzandosi di purificare la sua anima con un perpetuo esame di coscienza. Quindi una perenne ricerca di miglioramento di sè per poter meritare di essere il califfo di Dio sulla Terra. Da qui deriva la mistica del lavoro. Se Khidma significa adorazione di un Dio al quale chiediamo le sue grazie, in un ambito più ampio, dove siamo interpellati dalle nostre esigenze terrene, questo sforzo deve manifestarsi in modo incisivo nel lavoro che svolge il muride, perché il lavoro per il bene della società è considerato culto.
Così per Tanor il precetto del “lavoro per gli altri”, per il bene sociale, entrò a far parte della sua vita in maniera potente. S’impegnò nel volontariato seguendo il Programma di Nutrizione Comunitaria, lanciato da diverse organizzazioni fra cui la FAO, la Banca Mondiale e il Governo del Senegal. Il progetto aveva come fine quello di combattere la malnutrizione giovanile. Il programma partiva con una fase di verifica. In base ad un esame medico, si individuavano nel villaggio quei bambini che soffrivano di problemi legati alla malnutrizione. Quindi si iniziava un programma di educazione alimentare indirizzato alle famiglie. A quelle che frequentavano i corsi nutrizionali veniva fornito del cibo. Così le madri imparavano quanto fosse importante il latte materno o come usare l’acqua e le pastiglie per potabilizzarla.
Dopo un anno Tanor trovò lavoro come impiegato informatico presso un’azienda che produceva prodotti legati alla coltivazione delle arachidi, quali olio e sapone. Non durò molto perché dopo sei mesi Tanor riuscì ad avere il visto per venire in Italia, dove vivevano già due suoi fratelli. Per un mese fece il “vucumprà” e poi trovò un primo impiego come operaio metallurgico. Quindi lavorò per un impresa di pulizie. Nel ’98 seguì un corso di formazione come operatore di macchine utensili e in quel periodo riuscì ad avere il permesso di soggiorno. Nel frattempo lavorava di sera facendo le pulizie negli uffici. Terminato il corso Tanor si trasferì a Treviso dove lavorò come operaio specializzato e come tornitore al controllo numerico computerizzato. Era un lavoro duro ma ben pagato. In quel periodo c’era veramente tanto lavoro e si poteva scegliere. Se il lavoro non ti soddisfaceva, bastava uscire per strada ed in poche ore ne trovavi uno nuovo. Dopo qualche mese Tanor si prese una pausa. Tornò in Senegal, si sposò con la sua fidanzata, Alimantoù, e tornò a Milano.
Nel 2002 nacque Bousso Baly, la loro prima figlia, e Tanor comprò casa a Paderno Dugnano. Nei due anni seguenti, Tanor fece diversi lavori. Lavorò per una azienda che produceva rivestimenti in alluminio, poi divenne responsabile delle pulizie per una ditta che aveva l’appalto per un importante Hotel di Milano. Grazie all’aiuto di un amico, Attilio, il suo precedente datore di lavoro, Tanor riuscì ad ottenere i documenti per il ricongiungimento familiare e nel 2004 fu raggiunto in Italia da moglie e figlia.
In seguito Tanor provò a mettersi in proprio ed iniziò un’attività di import/export con gli Stati Uniti. Commerciava in vestiti e materiale elettronico. Le cose non andarono bene. A causa di un furto Tanor perse tutto il suo capitale e fu costretto a cercarsi un nuovo lavoro. Riprese come operaio in un’azienda che produceva protesi. Dopo qualche mese nacque Sonia, la seconda figlia. In poco meno di un anno passò da interinale a capo turno.
Insieme a Sonia nacque l’associazione Amici del Senegal di Paderno Dugnano di cui Tanor è stato prima segretario e poi presidente. L’Associazione lotta contro la malasanità in Senegal ed ha lanciato il Progetto Oasis. Nella zona di Ndindi, una delle più aride del Senegal, l’associazione intende creare un microclima favorevole all’agricoltura tramite la piantumazione di alberi da frutta tropicale. Il Comitato Rurale di Ndindi ha concesso in comodato d’uso 90 ettari per piantare gli alberi e gli scout preparano la popolazione locale alla coltivazione di questi prodotti, non ancora comuni in queste zone.
Ora Tanor vive solo. Dal 2009 Alimantou e le figlie sono tornate a Dakar. La casa di Paderno è troppo piccola e non si trovavano bene nel quartiere. In Senegal ci sono gli amici, zie e cugine. Lì stanno meglio e tornano in Italia per stare con Tanor durante le vacanze scolastiche.
Anche Tanor vuole tornare in Senegal. Vuole vendere la casa e con i soldi aprire un agriturismo equo-solidale. In testa ha sempre i suoi progetti da muride.
Tanor è molto amico di Miro Capitanio, un pensionato che lavora per l’Associazione. Lo ammira per la sua capacità nel dare. E’ un grande amico che mette a disposizione tempo e denaro per gli immigrati. Tanor si considera fortunato. Non è scappato dal suo paese come molti altri senegalesi, E’ venuto in Italia con un visto regolare per guadagnare e per condividere il frutto del suo lavoro, come dai dettami del muridismo. Tanor sente un debito nei confronti del Senegal e dei suoi connazionali, e per questo la sua missione è quella di guadagnare e spendere soldi ed energie per aiutare il suo popolo.