Rocio Barrera è nata nel 1965 a Guayaquil in Equador. Oggi ha 49 anni e ha avuto una vita che, come lei stessa dice, “l’ha presa a schiaffi”. La sua città è situata nel sud del paese ed è la porta principale alle Galapagos. Conta circa tre milioni di abitanti, ed è la vera capitale commerciale dell’Equador. In questi anni Guayaquil sta vivendo momenti di intenso sviluppo ed attira lavoratori dalle altre province dell’Equador e dai paesi vicini. Nella regione prevale un’economia di tipo agricolo legata al clima tropicale. Le coltivazioni più in uso sono quelle della canna da zucchero, del cacao, del caffè, della banana e del platano. La città è bagnata dal fiume Guayas che fa di Guayaquil il principale centro distributivo della regione. I prodotti agricoli, coltivati nelle campagne, vengono trasportati con grandi chiatte in città, da dove vengono distribuiti nel resto del paese. Altro settore importante per l’economia locale è quello della pesca dei gamberi di fiume.La famiglia di Rocio viene da Duran, un quartiere alla periferia della città, a venti minuti dal fiume. E’ una famiglia molto numerosa. Il padre, che purtroppo oggi non c’è più, si chiamava Segundo Barrera e faceva il carpentiere. La madre, Luisa Murillo, ha sempre fatto la casalinga. Hanno avuto diciotto figli, di cui solo dieci sono ancora vivi e si sono tutti affermati nella vita. Fra i fratelli Felix è parrucchiere, Washington meccanico, Dagoberto carrozziere, Carlos elettricista e Bernardo è impiegato alla Pirelli di Milano. Fra le sorelle Celinda è professoressa di lingue, Sandra è infermiera, ma lavora in una farmacia, Carmen è medico e Fatima è casalinga. Rocio si sposò quindicenne con Antonio Coloma, dal quale ebbe un figlio, Hector. Purtroppo le cose andarono subito male. Ad un anno di vita Hector si ammalò di meningite. Fu salvato, ma subì danni permanenti al cervello che, come dice Rocio, rimase bruciato. Hector, che aveva appena cominciato a camminare, rimase immobile, non parlava, non vedeva e non sentiva. Per curarlo Rocio fece di tutto. Non avrebbe esitato un secondo a sacrificare qualsiasi cosa pur di recuperare il figlio ad una vita normale. Hector fu visitato da diversi medici e per anni seguì una lunga riabilitazione neurologica che, col tempo, gli consentì di tornare a vedere, sentire e a sviluppare una forma ridotta di linguaggio. Rimase però disabile. Rocio seguì anche le strade meno convenzionali per cercare di combattere la malattia del figlio. Una volta lo portò da una strega, sperando che questa riuscisse a togliere il malocchio che lo aveva colpito. La donna non la prese in giro e si dichiarò subito incapace di aiutare il bambino, perché il male che lo aveva colpito non veniva dagli uomini ma da un supplizio divino. Sconvolto e incapace di accettare la menomazione del figlio, Antonio, il marito, se ne andò abbandonando Rocio ed Hector al loro destino. Non partecipò mai al loro mantenimento e, per non versare gli alimenti, arrivò a corrompere giudici ed avvocati. Si risposò con un’altra donna dalla quale ebbe due figli ai quali non ha mai voluto far conoscere Hector.Fu così che, per mantenere se ed il figlio, Rocio cominciò a lavorare come sarta. Per quattro anni vissero in una piccola casa fatta di canne di bambù e di lamiera, ai margini del quartiere di Duran. Era però una soluzione insicura. Il quartiere era malfamato e pericoloso e la famiglia era continuamente oggetto di piccoli furti. Antonio, che aveva un negozio di articoli da regalo in un centro commerciale di Guayaquil e buone disponibilità finanziarie, tormentato dai sensi di colpa, dopo qualche anno si rifece vivo. Regalò a Rocio e a Hector un terreno in una zona centrale della città, dove poter costruire una nuova casa. Quando la casa fu terminata Rocio vi si trasferì con Hector, nonna Luisa e la sorella Carmen. Dopo qualche anno Rocio decise di trasferirsi in Italia. Il fratello Bernardo, immigrato dal ‘98, la invitò a raggiungerlo e nel 2001 Rocio arrivò a Milano. Per i primi tre mesi visse col fratello e la cognata. Riuscì a trovare lavorò come baby-sitter presso una famiglia colombiana: i Rodriguez. Lavorò per loro sei anni crescendo i figli che le furono affidati piccolissimi: per loro una seconda madre. Nel 2007 i Rodriguez si trasferirono a Madrid e i bambini furono mandati in Colombia per essere cresciuti dalle zie. In seguito Rocio lavorò come badante e come donna delle pulizie sia per famiglie private che per aziende. Non era un lavoro costante e talvolta la vita era dura. In diverse occasioni Rocio subì torti dai suoi datori di lavoro. A servizio fu picchiata da una padrona violenta, non pagata per il lavoro svolto e ci fu anche chi tentò di abusare di lei. Oggi Rocio lavora e risparmia. Ogni mese manda 600 dollari alla famiglia in Equador ed il resto lo mette da parte per costruirsi un gruzzoletto che possa garantirle una sicurezza economica per il futuro. In questi anni è riuscita a risparmiare tanto da comprare un’altra casa a Duran (che ha messo in affitto) e una macchina, usata da Carmen. Rocio pensa di restare in Italia ancora un paio d’anni e poi di tornare in Equador dove vuole aprire una piccola attività di distribuzione farmaci. Hector le manca molto. Inoltre deve aiutare Carmen che da sola cura Hector e nonna Luisa, la quale nel frattempo si è ammalata di Alzeimer. La sua famiglia ha sempre più bisogno di lei. In Italia Rocio ha conosciuto tante brave persone. Simona, La collega che lavora con lei per un’azienda di trasporti è una bravissima ragazza. Non la tratta con superiorità e le è amica. Rocio vive in piccolo appartamento di via Padova col suo gatto Francesco. Nel tempo libero è un po’ pigra. Le piace stare in casa e adora le domeniche in relax. Ama la musica. Salsa e Bachata sono i ritmi che preferisce e gli Aventuras il suo gruppo. I contatti con la famiglia e le amicizie li intrattiene via computer. Ogni tanto va al cinema da sola e preferisce i film comici che la fanno stare bene. Rocio è cattolica ma non osservante. Quando ha un problema va al cimitero. E’ un luogo che l’aiuta a pensare e dove può scaricare lo stress. In estate, quando ha meno lavoro, ci passa i sabati interi pregando sulle tombe di persone che non conosce.Una volta aveva un problema economico e fece voto che se le anime del cimitero l’avessero aiutata, lei avrebbe pulito e portato fiori su un’intera fila di tombe. E così fece. Al cimitero va anche per portare i fiori sulla tomba di un signore che assomiglia al padre. E così parla dei suoi problemi con Segundo. Altre volte accende un cero per una tomba abbandonata, perché non le piace vedere le tombe di persone dimenticate.La migliore amica di Rocio si chiama Susanna. Insieme vanno a vedere i negozi di corso Buenos Aires e si confidano i loro problemi. Per Rocio Susanna è un’amica importante, una sicurezza. Rocio si considera una persona solare, schietta e diretta. La sua è stata un’esistenza difficile e ha dovuto reagire da sola alle difficoltà che la vita non le ha risparmiato. Ha dei valori solidi ed una grande umanità. Rocio è una persona che non si risparmia per nessuno. E’ una donna che merita di coronare il suo sogno, di tornare a vivere nel suo paese con il suo Hector, perché Rocio (prima di tutto) è una madre.