Inga Isakhanyan è nata 22 agosto 1983 a Vernashen, un piccolo villaggio di un migliaio di abitanti nel sud dell’Armenia, un piccolo stato del Caucaso meridionale con una popolazione di tre milioni di abitanti. Nel corso della sua storia l’Armenia è stata teatro di scontri e conquiste da parte diversi popoli: ittiti, romani, parti, bizantini, sasanidi, arabi, mongoli, persiani, turchi e infine anche i russi. Nel 301 fu la prima Nazione ad adottare il Cristianesimo come religione di stato, precedendo di alcuni anni l’Impero romano.Fra il 1915 e il 1923 molti armeni residenti nell’Anatolia orientale furono sterminati dai Turchi in quello che successivamente fu definito il “genocidio armeno” in cui persero la vita almeno un milione e ottocentomila persone. Nel ’22 l’Armenia entrò nella sfera d’influenza Sovietica rimanendovi fino al 21 settembre 1991, quando divenne uno stato indipendente. Negli anni in cui Inga studiava, la scuola dell’obbligo durava dieci anni. Per essere ammessi all’università bisognava frequentare corsi privati per approfondire materie come la logica, il comportamento sociale, la psicologia, le arti. Questo sistema scolastico aveva l’obiettivo di garantire l’accesso universitario solo agli studenti migliori. Inga era fra questi. Ogni anno vinceva il premio scolastico, avendo i voti più alti del suo istituto, e pensava di specializzarsi nello studio delle arti. Nell’estate del ‘99 arrivò nel suo villaggio un gruppo di volontari americani del Peace Corps. La sua famiglia ospitava Mandy Janelle, una ragazza del gruppo. Divennero amiche e Inga cominciò a imparare l’Inglese da lei. Si appassionò talmente alla lingua che decise di cambiare indirizzo scolastico per specializzarsi nello studio dell’inglese. Per essere ammessa all’Università Inga doveva sostenere tre esami. Studiò duramente e, nonostante lo scetticismo del suo insegnante, li passò tutti con buoni voti (malgrado quell’estate la casa fosse continuamente in subbuglio per le visite frequenti dei concittadini che venivano a prestare condoglianze per la morte della nonna di Inga, avvenuta in quei giorni). Fu ammessa a studiare alla State Linguistic University di Yervan, la migliore del paese.La famiglia di Inga aveva difficoltà economiche. Così Inga fu aiutata dalla famiglia americana di Mandy e dallo zio Hovhannes, che lavorava in Russia e guadagnava bene. In cinque anni Inga si laureò con ottimi voti. La sua tesi fu uno studio sull’influenza della cultura statunitense, sulle comunità armene dentro e fuori confine. Inga è una persona forte e determinata, temprata dalle difficoltà che ha dovuto affrontare. Ricorda che quando cadde l’Unione Sovietica, il paese soffrì terribilmente per la mancanza di petrolio che causò enormi disagi. Il paese si fermò da un giorno all’altro. Il mondo che prima era a colori, si trasformò in bianco e nero. I negozi, dove il giorno prima si trovata tutto, si svuotarono. Non c’era più niente. Solo file interminabili di persone accalcate davanti ai negozi, in attesa della loro razione di pane. Mancava il riscaldamento e l’elettricità era razionata, un’ora al giorno.Il padre, Edik, era fotografo e giornalista per un quotidiano locale. Aveva il suo piccolo studio in casa dove sviluppava le foto per il giornale. Per Inga era un mondo magico pieno di alchimie, che la faceva sentire come Alice nel paese delle meraviglie. Quando il giornale chiuse, Edik perse il lavoro e dovette emigrare in Russia. Mandava i soldi alla famiglia ma, quando non poteva, in casa non c’era neanche il pane da mangiare. Edik telefonava raramente. In casa non c’era il telefono e per parlare con lui dovevano andare dalla nonna.In quel periodo nel paese c’era un sentimento di solidarietà. La povertà era un problema comune. Tutti la conoscevano bene. Oggi, quando sente che la gente si preoccupa per futili problemi, Inga ricorda quei momenti difficili e la consapevolezza di averli superati la fa sentire più forte. Della guerra contro l’Azerbaejan Inga ricorda il rumore delle bombe che cadevano nel villaggio vicino, quello dove viveva la nonna. Sulle strade si vedevano colonne di camion militari e di cannoni e in cielo il volo degli elicotteri e degli aerei. Le notizie dei caduti, molti dei quali erano giovani volontari, erano quotidiane.Del genocidio operato dai turchi, Inga dice che i morti furono molti di più rispetto al milione e ottocentomila di cui parlano le cronache ufficiali. In quel periodo gli armeni in Turchia ricoprivano funzioni importanti nella società: erano medici, insegnanti, ministri. Gestivano il potere. E’ per togliere loro questo potere che turchi e curdi arrivarono al genocidio. Dopo la laurea Inga seguì un progetto di scambio culturale. Insieme a Fatih, un ragazzo turco di Bursa lavorò a Belgrado, dove insegnò agli studenti dell’università a scrivere un business plan. Fatih seguiva gli aspetti economici e Inga quelli teorici. Conoscendolo meglio, Inga si rese conto delle innumerevoli affinità culturali fra i loro popoli.Di Belgrado Inga ricorda la tristezza che provava passando davanti ai palazzi bombardati. Le sembrava di sentire ancora il rumore delle bombe. “Le persone che hanno vissuto la guerra la conservano nello sguardo. La si vede nei loro occhi”. Dopo Belgrado Inga tornò in Armenia e dopo qualche mese decise di venire in Italia come volontaria. Col suo gruppo doveva pulire e riorganizzare il parco di Senago, vicino a Milano: preparare cartelli, organizzare attività educative per i bambini come la preparazione del miele o la storia del peperoncino. Inga divenne amica di diversi volontari, fra tutti Katya, la sorella maggiore che non ha mai avuto. Dopo questa prima esperienza Inga tornò a Yervan per lavorare come traduttrice all’Ambasciata degli Stati Uniti. Nel 2009 Inga si iscrisse ad un master dell’Università Bicocca di Milano sullo studio delle lingue per la cooperazione internazionale. Per mantenersi agli studi, lavorava come insegnante d’inglese tenendo corsi per scuole pubbliche o aziende private. Teneva corsi di conversazione (aperitivo in inglese) e insegnava anche ai bimbi dell’asilo: un’esperienza bellissima, anche se molto impegnativa.A Inga piace diventare amica dei suoi studenti. Impostare con loro rappprti umani. Ognuno ha la sua storia e a lei piacciono le storie delle persone. Inga ha tanti amici intorno e molti sparsi per il mondo. Frequenta Robin e Sara con cui va a cena nei ristoranti etnici. Con Paul Mary, compagna universitaria del Camerun, mangia cibo camerunense o si confronta su temi di attualità. Con Perry, americano, prende “l’aperitivo in inglese”. Con Anushka e Lucia va in bici. Vilma, una ragazza albanese, è l’amica che le sta vicino quando si ammala.Inga condivide la casa a Seregno con due amiche calabresi (si chiamano entrambe Francesca). Nel Natale 2010 è stata con loro in Calabria e ha notato le differenze culturali che ci sono fra il nord e il sud Italia. “Al sud sono più espansivi e si parla in dialetto, come in Armenia”. A Inga piace prendere i mezzi pubblici, osservare le persone ed immaginare come sono fatte. Durante i suoi viaggi in treno da pendolare fantastica pensando d’incontrare parenti ed amici del suo passato, ricordando gli episodi belli che li hanno legati. Quando torna in Armenia dedica un giorno ai ricordi. Nella sua camera conserva diverse scatole che contengono gli oggetti della sua vita: biglietti aerei, penne, lettere, oggettini vari. Li sparge per la stanza e con essi torna indietro nel tempo, ricordando una storia o un amico. Quel giorno è dedicato alla malinconia. Poi chiude le scatole e torna al presente.Quando ha bisogno di sfogarsi Inga mette le cuffie e va a correre al parco oppure balla da sola nella sua camera. Ama i film francesi ed è una fan di Audrey Totou (Amelie) di cui ha raccolto tutti i film. Le piace immergersi e perdersi nei film perché per quelle due ore stacca dalla realtà e quando il film finisce, fatica a rientrare nel mondo reale. Proprio come Amelie a Inga piace sognare.Inga non sa ancora a quale parte del mondo appartiene. Ormai anche quando torna in Armenia si sente straniera. Da bambina sognava di avere una grande auto con cui girare tutto il mondo. Inga è orgogliosa di aver ha raggiunto i suoi obiettivi. Le difficoltà e la fatica hanno aggiunto sapore alle sue conquiste.Oggi la famiglia di Inga vive in una grande casa con giardino sul cucuzzolo di una collina. I genitori sono persone molto aperte, ospitano volentieri e la casa è diventata un B&B. Le stanze per gli ospiti, colorate ed accoglienti, sono state costruite dalla famiglia stessa man mano che c’era disponibilità di denaro.Ci sono ancora tanti obiettivi davanti a Inga. Finire il master, fare attività di volontariato in giro per il mondo. “Mai dire mai e sempre andare avanti perché non si può andare indietro. O si vince o si muore”